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Il libro esplora la poesia in dialetto umbro: dal primo Novecento, in gran parte ancorata ai canoni ottocenteschi, al quale (fino agli anni '50) segue un periodo in cui la lirica in dialetto scompare quasi del tutto per riprendere negli anni '60 e '70; numerose sono le voci che testimoniano le nuove sperimentazioni negli anni '80 e le ulteriori riflessioni; nell'ultimo decennio del '900 il dialetto diventa un linguaggio personale, di invenzione, usato in un contesto di alta cultura. Nel Duemila, l'accentuato disagio per un'attualità in continuo degrado rende ancor più intenso l'amore per le città e i paesaggi umbri dalle antiche vestigia, dagli aspetti indefiniti e di mistero.